Spargi la voci

La bellezza è negli occhi di chi guarda

  • Ho sempre avuto una fervida immaginazione e, da bambino, mi divertivo a fare una specie di gioco: quando una persona catturava la mia attenzione, la fissavo (poco educatamente, lo ammetto) e, in base al suo aspetto fisico, gli/le attribuivo un nome, un’età, una professione, una famiglia…insomma costruivo una sua vita immaginaria nella mia mente.

    Sono sempre stato un buon osservatore. Ancora oggi, a volte, non mi limito ad osservare ma, in base a quello che vedo, mi cimento in deduzioni, elaboro teorie, ipotesi, elucubrazioni mentali.

     

     

    Era sera, subito dopo il tramonto. Mi trovavo su un autobus, stranamente poco affollato.

    Ad una fermata è salita una donna, mi è venuto spontaneo guardarla. Avrà avuto una cinquantina d’anni al massimo, forse anche meno, corporatura minuta e ricurva, anche se non gobba. Questo particolare mi aveva colpito: non era certo tanto anziana e ciò mi faceva pensare che il suo busto ricurvo potesse essere dovuto a lavori duri e pesanti che era stata costretta a fare sin da bambina. Questo pensiero veniva confermato dalle sue mani, non certo lisce e curate ma ruvide e rovinate, mani di una persona che ha sempre lavorato.

    Anche la pelle del viso presentava più rughe di quante avrebbe dovuto averne una donna della sua età. I capelli arruffati e il fatto che fosse senza trucco potevano far pensare che non fosse una donna particolarmente attenta all’estetica, anche se non potevo di certo definirla trascurata. Forse non aveva tante possibilità economiche e non poteva permettersi creme e cosmetici vari, oppure preferiva spendere i suoi soldi in altro modo o aveva dei figli da mantenere. Anche il suo abbigliamento faceva pensare questo: non erano di certo capi firmati, ma vestiva in modo decoroso.

    Appena seduta, ha preso un libro dalla borsa (anche questa non alla moda, una borsa larga, di quelle in cui ci puoi mettere tante cose) ed ha incominciato a leggere. Ho sbirciato la copertina per capire che libro fosse ma era sbiadita e si leggevano solo alcune lettere: …GION PURA.

    Mi è venuta subito in mente la “Critica della ragion pura” di Kant, uno di quei libri che fanno storcere il naso a molti, uno di quei libri definiti “pesanti” e, spesso, libri come questo vengono usati per livellare i tavolini pendenti. Sorridevo, compiaciuto dal fatto che lo stesse leggendo. Non ha mai alzato gli occhi da quelle pagine, troppo assorta nella lettura o, forse, del tutto indifferente a ciò che aveva intorno. Era inespugnabile, quasi altezzosa nella sua modestia.

    La borsa era rimasta aperta e, dato che non miravo al suo borsellino, la mia attenzione era caduta su un sacchettino trasparente con dentro qualcosa simile a mangime per animali, forse uccelli o pesci. Ho sorriso nuovamente, ancora più compiaciuto: chi ama gli animali e se ne prende cura non può essere una persona arida.

    Si dice che tre indizi facciano una prova, a me ne bastavano due: leggeva Kant e amava gli animali. Avevo l’immotivata certezza che dentro quel corpo minuto fosse racchiusa una grande anima.

    Per vedere l’orario, aveva tirato fuori dalla borsa il cellulare: un Nokia, vecchio modello. Il mio compiacimento aumentava.

    Improvvisamente ha messo una mano in tasca, come per cercare qualcosa. Le sigarette pensavo, dopotutto anche lei doveva pur avere un vizio. Invece no, ha tirato fuori una bustina di caramelle. Sarei stato contento se ne avesse mangiata una, avrei voluto vederla concedersi un piccolo sfizio…ma niente, le ha rimesse in tasca. Evidentemente non erano per lei, forse doveva portarle ad una persona anziana o ammalata, il che avrebbe confermato la mia idea sulla sua anima, ma ho preferito pensare che fossero destinate ad un bambino: mi piace credere che, in quest’epoca di smartphone e playstation, una bustina di caramelle possa ancora rendere felice un bambino.

    L’autobus ha frenato. Lei ha rimesso frettolosamente il libro nella borsa e si è alzata in piedi; era la sua fermata, doveva scendere. Ciò mi provocava un irrazionale dispiacere. In circa dieci minuti di tragitto comune, non le avevo mai tolto gli occhi di dosso. Aveva catturato la mia attenzione, totalmente. L’ho seguita con lo sguardo, attraverso il vetro, fin dove possibile: si allontanava con incedere deciso, a passi piccoli e veloci. Era bellissima.


Commenti

1 commento
  • GESSJ
    GESSJ Cè una bellezza chiamata nobiltà d'animo.. la vedi solo guardando le persone negli occhi..perche gli occhi sono lo specchio dell'anima
    26 marzo 2015